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sero allora nell'università. L'Arcasio (1) accoppiava ad un ingegno perspicace una grandissima diligenza; ond'è che nei trattati i quali dettò dalla cattedra viene generalmente lodata la perspicuità, l'ordine, l'elegante purità della lingua latina, e quella forma didattica, che agevola mirabilmente ai giovani lo studio delle scienze. Questi pregi facevano, che si moltiplicassero gli esemplari a penna dei commentari dell'Arcasio, e si raccogliessero con molto amore le tesi, che da essi ricavate si stampavano ogni anno per cagione degli esami publici di licenza o di laurea. Ad ogni modo la sua modestia lo tratteneva dal publicare colle stampe queste sue lucubrazioni; tanto che l'anno 1782 vinto dalle istanze degli amici si condusse a stamparle divise in cinque parti (2). Era sua intenzione

(1) Nacque in Bistagno, provincia di Acqui il 23 di gennaio 1712. Fu discepolo del Galea e del Campiani. Si addottorò in leggi il 31 di luglio 1733; fu aggregato al collegio il 12 di gennaio 1741, e nominato professore di dritto civile il 15 di settembre 1749. Mori il 25 di dicembre del 1791, dopo avere insegnato la giurisprudenza per lo spazio di oltre quarant'anni. V. Dizionario legale, vol. v.

(2) Senatoris Iohannis Francisci Areasii a Bistagno Montisferrati in R. taurin. athenaeo professoris commentarii iuris civilis, nec non praelectiones ad idem ius pertinentes. Aug. Taurinorum, typ. Ignat. Soffietti, 1782-84, tom. VIII, in-8.0 Tutta quest'opera è divisa in cinque parti, nella prima delle quali si tratta: De legibus et de iudiciis privatis et publicis; nella seconda, De vario statu et iure personarum; nella terza, De iuribus in personam; nella quarta, De iuribus in rem; e nella quinta, De iure feudorum. Le prelezioni sono sedici, vale a dire: De probitate I. C. stratibus. De pactis publicis. De legum ferendarum difficultate. De iuribus imperii. De tributis ac vectigalibus. De legibus sum

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De religione et magi

di aggiungervi poscia la parte sesta, in cui pigliando argomento dai tre ultimi libri del codice Giustinianeo, avrebbe trattato del diritto publico dei Romani. Ma siccome quegli che era di difficilissima contentatura, non potè recarla a perfezione, e lasciolla inedita (1). Vi hanno alcuni, che leggendo questi commentari dell'Arcasio vorrebbono vedervi accennate anche le patrie leggi e le decisioni dei magistrati. Ma mirando egli a formare dotti e profondi giurisconsulti, credette di doversi appigliare ad altra via. Nè ingannossi nel suo avviso. Imperciocchè queste materie, sebbene affini tra loro, offrono un largo campo a più professori da impiegarvi molto opportunamente le loro cure. L'Arcasio fu il solo professore, che dopo l'instaurazione dell'università, senza lasciare la cattedra, ottenesse titolo e grado di senatore, conferitogli con diploma del giorno 11 di aprile del 1777.

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studia. De ordine in studiis servando.

Summa capita indicuntur ad quae tractatio de iure naturae referri potest. De imperio sui. De imperio civium. De imperio militum.

(1) Ecco le stesse parole dell'Arcasio nella prefazione al vol. I: Quae ad priores quinque partes pertinent omnia sunt in promptu. Sed quae ad postremam, non audeo polliceri ea editurum. Si superi vitam et ocium dabunt (in meliorem enim formam adhuc redigenda sunt), et ipsa, quorum iam multa seposui, edam.

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CAPO X.

Il conte Lanfranchi di Ronsecco reggente del magistrato della riforma. - Concessione pontificia a favore dell'università sulle badie di Rivalta e di Casanova. Nuove costituzioni per l'università. - Il censore Vittorio Amedeo Didier. Goffredo Franzini. - Carlo Denina.

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Già da trentanove anni l'università degli studi era governata dal singolare avvedimento del conte Caissotti; il quale oltre all'essere stato il principale compilatore delle costituzioni universitarie del 1729, avea poi d'anno in anno proposto al Sovrano quei miglioramenti, che gli venivano consigliati dall'esperienza. Quando volendo il Re ricompensare le utili fatiche del fedele suo ministro, lo sollevava l'anno 1768 alla suprema dignità di gran cancelliere, nominando (1) ad un tempo il conte Francesco Antonio Lanfranchi di Ronsecco, reggente del magistrato della riforma (2). Il Caissotti prima di abbandonare l'antico suo posto rappresentava al Principe, come le costituzioni promulgate dal glorioso suo predecessore fossero già

(1) V. R. bigl. del 2 di ottobre 1768, stampato dal Galli, 11, 69. Docum. n. xxx.

(2) Il conte Lanfranchi era allora primo consigliere di stato, e primo referendario de' memoriali. Nel 1774 fu poi decorato del titolo di primo presidente (Galli, I, 86), e nel 1779 fu nominato reggente della gran cancelleria (Galli, ibid.).

state in molte parti riformate, e come altri mutamenti restassero tuttavia a farsi perchè ne venissero sempre più vantaggiate le condizioni degli studi. Laonde confortavalo a voler comandare, che si raccogliessero in un corpo le antiche leggi restate in vigore ed i provvedimenti successivamente publicati; e che a questi si aggiungessero quei miglioramenti, che venivano tuttavia suggeriti dal maggior utile della università; sicchè ne riuscisse un tutto uniforme e meglio adattato all'indole dei tempi (1).

Piacque all'accorto Sovrano il consiglio del Caissotti, e ordinò che altre costituzioni per l'università si compilassero sotto la direzione del gran cancelliere. Ma mentre colorivasi questo disegno conoscendo Carlo Emmanuele, come i novelli ordinamenti sarebbono riusciti infruttuosi, ove fosse mancato il mezzo di sopperire alle maggiori spese, richieste dal quotidiano progredire delle scienze, andava ripensando in qual modo egli potesse mettere insieme il necessario danaro, senza assottigliare il publico erario, ed opprimere con nuove gravezze i suoi popoli. Quando uno gliene occorse assai opportuno. Erano nei regii stati due badie, denominate l'una di Rivalta sotto il titolo dei santi Pietro ed Andrea, l'altra di Casanova. La prima

(1) Furono contemporaneamente compilate le generali costituzioni dello stato, che si publicarono del 1770. Ivi (II, 1I, 1, 4) si parla dell'inspezione del gran cancelliere sul magistrato della riforma degli studi.

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fruttava a que' tempi cento fiorini d'oro; la seconda cento sessanta. Vedendo il Re qual utile fosse ridondare all'università da una parte di questa entrata, l'anno 1770 ebbe ricorso al sommo pontefice Clemente XIV, il quale sopprimendo l'abbazia di Rivalta, nè assegnò la rendita allo studio di Torino, e riservò a favore del medesimo una pensione perpetua di lire dodicimila sulla badia di Casanova (1).

Intanto sul finire del 1774 era compiuto l'ordinamento delle nuove costituzioni universitarie, e il Re ne segnò l'originale il 9 di novembre. Ma essendosi fatte dai deputati alla stampa moltissime correzioni, le quali parvero necessarie per la maggiore accuratezza ed intelligenza del testo, S. M. annullò il primo originale, e conservando l'antica data ne segnò un altro il 14 di marzo del 1772 (2). E correndo il mese di giugno dell'anno stesso furono publicate in tutti i regii stati (3), in un coi regolamenti compilati dal magistrato della riforma (4). Sebbene a queste costituzioni siasi po

(1) V. la bolla del papa Clemente XIV dei 28 agosto 1770. R. arch. di corte, univ. mazzo vI, n. 26. Docum. n. xxxl.

(2) Costituzioni di S. M. per l'università di Torino. In Torino, stamp. reale, 1772, in-4.o di pag. 142.

(3) Manifesto del magistrato della riforma per la publicazione delle costituzioni e dei regolamenti per la R. università di Torino, in data dei 13 di giugno 1772. Torino, stamp. reale.

n. xxxil:

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Docum.

(4) Regolamenti del magistrato della riforma per l'università di Torino. Torino, stamp. reale, 1772, in-4.0 di pag. 204, presa la tariffa degli emolumenti e dei dritti.

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