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questa impresa ebbe il Pasini due dotti uomini, assistenti della stessa libreria, Antonio Rivautella e Francesco Berta, i quali furono dal Re ricompensati delle loro fatiche col dono di mille cinque

la serie dei bibliotecari, i quali vogliono essere distinti nelle tre classi seguenti:

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V. intorno a questa biblioteca la descrizione fattane dal cavaliere ab. Gazzera, ora Prefetto della medesima, nel calendario generale del 1825.

cento lire per ciascheduno, oltre alla testimonianza del suo pieno gradimento, loro data con un regio biglietto molto onorifico. Al Pasini allora non si pensò, perchè egli era già stato ricolmo dei regii favori. Dopo la compilazione del dizionario era stato creato prefetto della biblioteca con titolo di regio consigliere; e non solamente eragli stato conservato lo stipendio della cattedra con aumento progressivo, ma era stato investito della proposi tura di santa Maria del Moncenisio con ricca entráta. Nè furono già questi i soli a provare in quest'anno gli effetti della protezione, che il Re concedeva ai letterati. Anche il sacerdote Francesco Triveri, membro del collegio delle arti, ottenne un'annua pensione di lire quattrocento sulla rendita della badia di Lucedio pel suo poema la Redenzione, che publicò l'anno di poi con un ragionamento intorno alla poesia (1).

Ma assai più che per i premi e gli onori conferiti ai cultori delle lettere, io stimo che abbiasi a lodare il Re per avere in questi anni attirato all'università di Torino due illustri professori, che ne accrebbero la fama non che in Italia in tutta Europa. Parlo del P. Giambatista Beccaria da Mondovì (2), nominato professore di fisica nel

(1) V. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, vol. I, p. 111, 464.

(2) Giambatista Beccaria nacque in Mondovì il 3 di ottobre del 1716. Indossato l'abito dei cherici delle scuole pie, fu dapprima maestro di grammatica e di rettorica, e quindi di filosofia nel col

1748, e del P. Giacinto Sigismondo Gerdil, Savoiardo, deputato alla cattedra di filosofia morale il 15 di settembre del 1749. Quando il Beccaria giunse a Torino, vi regnavano gli errori del Cartesio, che per più anni avevano trovato saldi propugnatori nel P. Roma e nel P. Garro. Il Beccaria ripudiando i sogni de' suoi predecessori, fu il primo ad introdurre le massime del Galileo e del Newton. Chiamò in suo aiuto l'osservazione e l'esperienza, e valendosi di queste fiaccole, diradò le tenebre, che si erano addensate sulla scienza fisica in Piemonte.

La nascente fama del Beccaria, destò subito come accade, la maldicenza di tutti coloro, che si piacciono a calpestare il merito altrui. Imperciocchè vi hanno in sulla terra uomini di sì malvagia natura, che odiano negli altri le virtù che non hanno. Che se questa misera invidia non temere quando macera il petto di persone volgari

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legio Calasanzio in Roma. Chiamato nel 1748 a professare la fisica in Torino, rivolse principalmente le sue cure a dichiarare i fenomeni dell'elettricità; ciò che fece con tanto successo, che meritò le lodi dei fisici più riputati della sua età. Morì il 27 di maggio del 1781. V. intorno al Beccaria l'Elogio scritto dal conte Agostino Tana. Torino, Briolo, 1781, in-8.o picc. di pag. 30. - Memorie storiche intorno agli studi del P. G. B. Beccaria del prof. Eandi. Torino, stamp. reale, 1783, in-8.o di pag. 161. - Notizia sopra la vita e gli studi del P. G. B. Beccaria del prof. Vassalli-Eandi. Milano 1816 (nello speltatore italiano). Ristampata dal Bonino nella Biogr. med. piem. vol. II, p. 183 e seg. Histoire de l'électricité, traduite de l'anglais de Joseph Priestley avec des notes critiques. Paris, 1771,

tom. 11.

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e minute, la riesce una peste perniziosa e terribile ove si annidi negli animi di coloro, che per cagione del loro rango od uffizio, hanno nelle mani il potere. E questo appunto intervenne a danno del Beccaria. Sollevato alla cattedra per gli uffizi interposti dal marchese Giuseppe Morozzo, riformatore, egli avea, senza saperlo, sventato i raggiri di molti, che si travagliavano per la nominazione del P. Jacquier. Costoro potenti in corte, si erano associati a quelli, che combattevano feroci per le sottigliezze scolastiche; e mettendo in sospetto la novella scuola, si sforzavano di soffocare la crescente riputazione del giovane professore.

Mentre egli alle armi de' suoi nimici non opponeva altro scudo, che quello di una lodevole perseveranza negli studi, accadde, che si publicasse dal Franklin la sua teoria elettrica. Fu quello come un raggio di luce, che balenò alla mente del Beccaria. Le sue indagini in questa parte della scienza naturale, bastarono per fargli conoscere molte verità, sfuggite all'acume dell'illustre Americano, e sollevarono quasi interamente il velo, onde coprivasi la natura. Stampò allora la prima sua opera Dell'elettricismo artifiziale e naturale (1), che fu l'ammirazione de' dotti e la di

(1) Dell'elettricismo artifiziale e naturale libri due di G. B. Beccaria dei ch. RR. delle scuole pie. Torino, 1753, nella stampa di Filippo Ant. Campana, in-4.o - Sul fine del libro secondo leggesi una Risposta alle obbiezioni fatte contra il primo capo del libro primo, ed alle sperienze o questioni proposte contra il medesimo in una

sperazione dei maligni. D'allora in poi non passò quasi un anno, che egli non publicasse colle stampe i frutti delle sue esperienze (1); talchè in breve ora egli venne in grido di uno fra i primi fisici, che si sapessero a que' tempi. E sebbene allo studio della elettricità egli avesse rivolto particolarmente le sue fatiche; ad ogni modo non trascurò le altre parti della fisica. E delle sue osservazioni astronomiche, a tacere del resto, abbiamo un saggio nell'opera; con cui ci diede la misura del grado torinese (2), statagli affidata dal Re fin dal 1759. Non si creda però, che il Beccaria fosse uno di quegl'ispidi scienziati, che tutti immersi nei loro esperimenti trascurano lo studio delle lettere, e si fanno, direi quasi, un vanto di essere incolti e barbari nello scrivere. Il Beccaria avea studiato i classici latini ed italiani, e la poesia gli forniva talvolta un lieto sollievo dalle sue meditazioni (3). Per la qual cosa meritamente scriveva il conte Agostino Tana (4), che quest'uomo singolare propagò tra noi i lumi, accellerò i

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lettera in data dei 3 di marzo 1753, publicata in aprile avanti che si finisse di stampare quest'opera.

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(1) V. il catalogo di tutte le opere stampate ed inedite del Beccaria, a pag. 153 e seg. delle cit. Memorie storiche del prof.

Eandi.

(2) Gradus taurinensis. Aug. Taurinorum, ex typ. regia, 1774, in-4.0 Vedi inoltre: Lettere d'un italiano ad un parigino intorno alle riflessioni del signor Cassini de Thury sul grado torinese. Firenze, per Gaetano Cambiagi, 1777, in-8.o

(3) Vallauri, Storia della poesia in Piem. vol. I, p. 235, 319. (4) Elogio cit. a pag. 20.

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