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sella approdò, e salendo il monte, trova alle falde di quello in varj luoghi brigate di spiriti, ai quali, in pena della negligenza loro ad abbracciare la penitenza, viene vietato di salire al luogo de'martiri. Il perchè se avesse Dante supposto morto Casella molto innanzi a quel tempo, e volutolo per simile negligenza punito, dovrebbe lui pure avere per quella via trovato, e non farlo d'altronde sopraggiungere.

In quinto luogo finalmente, perchè questa, oltre quel mare, dove Casella dopo morte aspettato avrebbe il tragitto, sarebbe l'unica stanza d'anime, alla quale non sarebbe Dante nel misterioso suo viaggio pervenuto; e malamente perciò nel canto xxIII. della presente cantica direbbe a Forese: Come se'tu quassù venuto? ancora

Io ti credea trovar laggiù di sotto,

Dove tempo per tempo si ristora [a].

Imperocchè se fossesi trovato Forese ancora nel luogo, dove vuolsi che restasse Casella prima di venire a quella spiaggia, non avrebbelo Dante trovato in nessun luogo.

Per queste ragioni, e per non vi essere storia in contrario, mi par meglio che, tra la molta gente che riferisce il Manni nella Storia degli anni santi (anno I.) d'esser perita nel pellegrinaggio a Roma pel giubbileo dell'anno 1300 (anno di questo poetico viaggio), intendasi morto anche CaseÌla, e nel tempo appunto in cui pervenne Dante al Purgatorio (che, secondo lo altrove stabilito [b], verrebbe ad essere la sera del dì 7 Aprile), e che perciò faccialo Dante, esso veggente, giungere colà.

[a] Verso 82. e segg. [b] Tal giorno ed ora appunto riescono, ponendosi per base ciò ch'è detto nel canto xx. dell'Inf. v. 128., che il primo avvenimento che Dante narra, cioè lo smarrimento nella selva oscura, succedesse nella notte tra 'l quarto e quinto giorno di Aprile. Eccone il conto in ristretto. La detta notte passala errando perso nella selva ( Inf. 1. 17.). Il giorno seguente, il 5. Aprile, impiegalo in contrastare colle incontrate fiere, e nell'imbrunire dell'aria entra nell'Inferno ( Inf. 1. 1.). Tutta quella notte ed il giorno appresso, cioè il giorno 6. Aprile, spende in visitar l'Inferno da cima a fondo (Inf. xx. 124., e xxxiv. 168.). Nel far della notte passa il centro della terra, e sale pel cammino oscuro all'altro emisfero, e v'impiega tutta quella notte e'l giorno appresso, cioè il giorno 7. Aprile ( computa Dante veramente prima il giorno e poi la notte; ma avvertasi che Qui è da man, quando di là è sera ); e nell'incominciar della notte, ossia nell'incominciar del giorno di là sotto, vede venir la nave che porta Casella.

Ecco come a questo modo, senza bisogno alcuno di quella mutazione che hanno fatta nel testo gli Accademici, sembra che tutto possa a buon senso condursi.

Supponendo Dante che ardesse in Casella, mentr'era vivo, quel pio desiderio, ch'espressamente dice essere arso in quei tre altri coetanei suoi, Currado da Palazzo, Gherardo da Camino, e Guido da Castello.

e par lor tardo

Che Dio a miglior vita li ripogna [a];

dopo di avere ne'due versi precedenti accennato sè essere indegno di rimanere in quella fortunata regione, nè esservi pervenuto che per imparare la riforma de' proprj rei costumi, prosiegue:

Ma a te com'era tanta terra tolta?

ma a te, o Casella, che pur eri d'ottimi costumi ( di facile natura e di lieti costumi dicelo a buon conto il Landino), com'era tolta tanta terra, com'era negato tanto desiderabile regione? Tanta compagnia, tanta gemma ec. diciam noi comunemente invece di compagnia tanto desiderabile, di gemma tanto pregiabile.

Ed egli a me: nessun m' è fatto oltraggio,

Se quei che leva e quando e cui gli piace,
Più volte m'ha negato esto passaggio;
Chè di giusto voler lo suo si face.

Più fiate, egli è vero, la mia ardente brama ebbe ripulsa: ma non però ingiustamente; imperocchè il voler di colui che leva dal mondo l'anime, è diretto dal giustissimo voler d'Iddio.

Veramente da tre mesi egli ha tolto

Chi ha voluto entrar con tutta pace.

Il fatto però fu che, da tre mesi a questa parte (il tempo intendi che durava in Roma il giubbileo [b]), ha egli con tutta pace, di tutto buon grado, tolto chi ha voluto entrare, ricevuto in sua navicella chi ha voluto entrarvi.

[a] Purg. xvI. 122. [b] L'autore della Storia letteraria d'Italia, nel vol. 2. lib. 1. cap. 4. §. 6., avendo col sig. Domenico Maria Manni nella suddetta Storia degli anni santi osservato che la bolla Antiquorum di Bonifazio VIII. pel mentovato giubbileo fu data li 22 febbraio 1300, vuole che si dicano tre mesi, per solo aggiungersi all'intiero Marzo porzione di febbraio e porzione di aprile (il residuo cioè di febbraio dopo il giorno aa, in cui fu data la bolla, e i pochi giorni di aprile ch'erano scorsi quando giunse Dante al Purgatorio), e censura Mon

Dee il Poeta, a quant' io intendo, piamente supporre che la molta gente, per testimonianza del sopraccitato Manni, perita nel pellegrinaggio per quel giubbileo, fossero anime desiderose di passare agli eterni beati riposi; e che dopo l'acquisto del giubbileo fossero da Dio esaudite, e tra esse anche Casella; facendo nel tempo stesso che il medesimo Casella accenni che nol pigliasse l'Angelo prima, per pigliarnelo dopo l'acquisto del giubbileo:

Ond' io, ch'er'ora alla marina volto.

Dove l'acqua di Tevere s'insala,
Benignamente fu' da lui ricolto.

Ritornandomene io adunque poco fa da Roma, ov'era stato pel giubbileo, e rivolgendomi verso il mare in cui mette il Tevere, cioè verso il così detto mar di Toscana (in nave forse per Tevere stesso discendendo, affine di restiuirsi in Toscana per la via di mare), benignamente furono i voti miei dall'Angelo esauditi, e dall'Egitto del tristo mondo fui a questa terra di salvazione condotto. » Il Poggiali, gli Editori della E. F. e quelli della E. B. si attengono alla comune lezione: lo stesso fa il Biagioli; ma riporta in nota quella della Nidob., e si mostra indeciso sulla preferenza da concedersi all'una od all'altra. Il sig. Portirelli, che segue la Nidob., pare che propenda all'interpretazione del Lombardi. Secondo noi, l'una e l'altra lezione può stare egualmente, sia che si voglia morto Casella assai prima, come sostengono i più, o al tempo stesso di questo misterioso viaggio di Dante, siccome sopra diffusamente ha preteso di mostrare il Lombardi. Noi però non sappiamo trovare le sue ragioni di quella conseguenza ch'egli si estima, e con tutti gli altri Espositori riteniamo più volentieri che Casella morisse molto prima di questa poetica peregrinazione. Ed a convincerne più che bastevoli riputiamo le parole stesse del testo. La dimanda, che al v. 93. fa Dante, dimostra

signor Fontanini perchè nella sua Eloquenza Italiana, lib 2. cap. 19, suppone che incominciasse quel giubbileo dalle feste natalizie del 1299. e durasse perciò tre veri ed interi mesi, gennaio, febbraio e marzo. Poteva però facilmente e doveva l'autore della Storia letteraria avvertire che la holla stessa di Bonifazio dichiara durato già quel giubbileo anche anteriormente, a festo nativitatis Domini nostri Iesu Christi praeterito, a tenore cioè della tradizione che già nella Chiesa vigeva, che in ogni anno centesimo fosse in Roma il giubbileo; e che non vol· le il Papa con quella bolla altro che certificare viepiù e perpetuare la medesima tradizione.

A quella foce ha egli or dritta l'ala,

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la sua sorpresa a cagione di ravvisar ivi l'ombra di Casella, che egli forse, già da tempo, agli eterni riposi pervenuto credeva; e ne fa così le meraviglie, come che fosse all'ombra di lui fatto torto. Casella poi, rassicurandolo, gli risponde: non essergli fatto verun oltraggio, sebbene il celeste nocchiero gli abbia più volte negato l'imbarco pel Purgatorio. Ed in questa espressione più volte (ove vogliasi stare alla lettera, e sfuggire le false e stiracchiate allusioni) chi non iscorge la quistione in favore dei più decisa? — L'Antico, citato nella E. F., chiosando: di cotanto tempo che se' morto, pure testeso ( cioè solo adesso) vieni a fare questo tragetto, pare che debba leggere come la comune; ma è poi singolare la risposta che nella chiosa al v. 94. fa dare a Dante dall'interrogato Casella: Sappi, questi risponde, che a me non è stato tolto terra, ne fattomi oltraggio alcuno. Risposta, la quale importa che Dante nella sua dimanda abbia detto tanta terra, e non tant' ora. - Perchè nulla poi manchi in proposito a queste nostre aggiunte, avvertiremo per ultimo, essere sembrato al ch. sig. cav. Dionigi Strocchi che niuna delle sunnotate lezioni si debba seguire. Il Poeta, dice egli, fuori di sua espettazione trova all'estrema falda del Purgatorio il suo amico Casella, e pare che gli dica: come se tu ancor qui basso? come non hai salito il monte? E così il lodato sig. Strocchi conghiettura che il Poeta abbia scritto: Diss'io: ma a te come tant' erta è tolta? ←

103 A quella foce (del Tevere) ha egli or dritta l'ala. Cosi leggono quattro mss. veduti dagli Accademici della Crusca, e tre anche da me veduti, uno della Vaticana [a], e due della Corsini [b], ed uno pure veduto dal Daniello. E la ragione di doversi leggere così ne la rende il Daniello stesso chiarissima; imperocchè a questo modo non si ferma il Poeta a indicar nuovamente la foce già indicata bastantemente due versi sopra (come cioè fermerebbesi leggendo colla comune. A quella foce, ov'egli ha dritta l'ala), ma passa a render ragione perchè a quella facesse l'Angelo ritorno. Il Vat. 3199 legge come la Crusca. E. R. ha dritta l'ala vale indirizza il corso.

[a] Num. 2866. [b] Uno col n. 609, l'altro non per anche numerato.

Perocchè sempre quivi si raccoglie
Quale verso Acheronte non si cala.
Ed io: se nuova legge non ti toglie
Memoria o uso all'amoroso canto,
Che mi solea quietar tutte mie voglie,
Di ciò ti piaccia consolare alquanto
L'anima mia, che, con la sua persona
Venendo qui, è affannata tanto.
Amor, che nella mente mi ragiona,
Cominciò egli allor si dolcemente,

Che la dolcezza ancor dentro mi suona.

106

109

I 12

104 105 quivi significa il medesimo che là, in quel luogo. -Acheronte, fiume dell'Inferno per l'Inferno medesimo. - si ricoglie-Qual verso d'Acheronte ec., leggono l'ediz. diverse dalla Nidobeatina, e col Vat. 3199 la 3. romana, a cagione della maggiore armonia del verso. Pel romano lido, ove il Tevere ha foce, intende Dante la cattolica romana Chiesa; e pel non riceversi dall'Angelo anime se non al detto luogo, vuole intesa la massima che fuor della cattolica romana Chiesa non può alcuno sperare l'eterna salvezza. Ego (protesta s. Girolamo a s. Damaso Papa scrivendo) nullum primum nisi Christum sequens, Beatitudini tuae, idest cathedrae Petri, communione consocior. Super illam petram aedificatam Ecclesiam scio. Quicumque extra hanc domum agnum comederit, profanus est. Ep. 57.

106 107 non ti toglie - Memoria o uso: non ti ha reso dimentico di tua arte musica, o non ti permette di qui esercitarla. 108 voglie per passioni d'animo.

110 con la sua persona, col suo corpo; come par persona invece di pare corpo dice pur nell'Inf. vi. 36. colla mia persona, l'Antald. E. R.

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111 è affannata, intende, per l'orribili pene vedute nell'Inferno.

112 Amor ec. Il Poeta introduce Casella a cantar una delle sue canzoni, e forse la più bella e più grave ch'egli componesse ed interpretasse, come si vede nel suo Convito, nel quale essa tiene in ordine il secondo luogo tra le altre. DANIELLO.

Vol. II.

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