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Anzi affermo che la vera traduzione deve essere condotta così. Aggiungo di più che talvolta con una vivacità di frase, con un apposito aggiunto, con un chiaroscuro che più ombreggi le idee, con un ardire che più lumeggi e rilevi i tropi, con una più gradevole sfumatura di trapassi in connettere le parti adoperata a tempo e a luogo può il traduttore superare lo stesso originale. Ma io medesimo sostengo che radamente si incontrano cosiffatti traduttori, e che tali non sono quelli del Paradiso perduto di Milton. Nei confronti e rispetti che io venia facendo soventi sull' originale e sulle versioni del Paradiso perduto potei vedere facilmente che i volgarizzatori corrcano poco fedeli all' Autore, e che la troppa libertà del loro verseggiare trascinavali ora ad aggiungere, ora a togliere, ora anco ad invertire l'ordine delle idee inglesi. Ciò mi seppe un enorme peccato; tanto più che discorrendomi per que' riscontri delle versioni all' originale mi persuadeva ognora più che chi volesse tradurre anche verso a verso, la lingua italiana ricchissima come ella è, gli fornirebbe modi e maniere ad ogni uopo da potere accostare ed anco ritrarre la maestà e la magniloquenza del poeta britanno. Ma qui terminavasi ogni mia speculazione, nè oltre porgevasi il mio intendimento che a piacevole solazzo di studiare le grandezze dell' inglese poema e la possibilità di vestirlo alle italiche fogge verso a verso. Quando un bel giorno, non saprei già ridirne il perchè nè il come entratovi, eccomi in mezzo di una disputa con alcuni inglesi amichevole sì, ma accalorata dallo amore di patria. Essi levavano a cielo la loro lingua, ed affermavano non potere l' italiana favella stare appetto alla loro in fatto di robusta concisione, e fondavano il loro più forte argomento nelle versioni italiane del Paradiso perduto di Milton, le quali dicevano essi, sono così allungate da porre sei o sette versi e anche più, dove Milton ne

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V

ha quattro o cinque; e così snervate e travolte da potersi talora chiamare appena traduzioni di Milton. Io gridai subito alla esagerazione, e mi contendei pel contrario a provare che guadagnato l'italiana favella a se il pregio di emulare per le cure del Davanzati il laconismo della lingua latina, potea bene far fronte a qualunque più concisa e stringata dizione inglese. Quanto alle versioni del Paradiso perduto, soggiunsi, non potersi inferire la impossibilità del tradurlo bene dal non essersi tradotto finora; anzi essere io d'avviso potersi acconciamente e con pari dignità tradurre verso a verso. Ma tutto fu nulla del persuaderli; anzi mi schiusero un cotal risolino sardonico per cui sembravano dirmi ; ti compatiamo. Punsemi altamente siffatta risposta, e non potei temperarmi da un poco di sdegno, perchè caldo dell' onor patrio li sfidai alla prova; e bastarmi l'animo, dissi, benchè ultimo fra gli italiani di potere io tradurre verso a verso il loro Paradiso perduto. Essi tosto accettarono la sfida; ed io, valendomi la riposta dottrina dei riscontri già fatti sulle due lingue, li ebbi di presente appagati per una non breve seguenza di versi.

Di che eglino furono si presi che, umanissimi come erano, volto ogni contendere în amore, mi pregarono vivamente a volermi continuare a tradurlo in su quell' andatura. Mi concessi alle istanze loro autorevoli; ed eccoti condotto a fine questo lavoro per cui solo io so quanta fatica m'abbia durato. Te lo porgo, come vedi, col testo originale a fronte, acciocchè tu possa paragonare a tua posta, ed anco affinchè gli studianti di ambe le lingue se ne aiutino ad agevolare lo imprendimento o dell'una o dell'altra. Vi aggiungo i cenni sulla vita di Milton e le critiche del suo poema del dottor Johnson; di più, il celebre ragionamento critico di Addisson, che avendo di rimpetto l'originale inglese potranno esserti di vantaggio e diletto. Ma sono io riuscito al mio intento?

Questo nol debbo dire io; anzi ti dico francamente che non ne sono troppo persuaso, e chi mi ragioni il contrario, io lo ringrazio di sua cortese benevolenza, non di sincera verità.

Altro merito a me non conviene che di avere, come suol dirsi, rotto il ghiaccio, e mostrato che gli autori inglesi possono prendere le italiane forme anche verso a verso. Ma per mettere in nobile e sublime poesia questo si ammirabile poema di Milton, altra penna si vuole che la mia. Sono intimamente convinto che la nostra lingua è fornita di una cotale specie di elasticità, di una natura così benigna e così duttile pasta di dicitura da potersi dirò così misurare ed ammodare acconciamente ad ogni frase di qualsivoglia lingua antica e moderna, senza nulla perdere di suo decoro e di sua nobiltà, o di sua chiarezza e semplicità: cosicchè od ella cammini con forme concise quasi in schietta gonna e corta, o con ricche c lussurianti quasi ammantata di regale paludamento, sempre ti apparirà semplice e sovrana, desta e gagliarda, leggiadra e composta, lene e soave e commovitrice delle più grandi e nobili affezioni dell'animo. Quindi trattando l'augusta e terrifica sublimità de' religiosi misteri sempre ti getterà in tanta maestà, riverenza e profondità di sentimento da rapirti il core e tenerti immobile in un estasi di maraviglia; eromperà si poderosa nelle ire e nei furori che la dirai temperarsi al fuoco, e fuoco schizzare, intantochè chi la parla o l'ascolta ne piglia un'anima così calda ed affocata da infiammarne tutto; nella serietà e grandezza ti occuperà l'animo di tale una sodezza di pensieri e sobrietà di affetti che tutto ti troverai composto a temperanza e gravità; nelle dolcezze e leggiadrie ti scorrerà così dolce, ti vestirà la parole di così bella grazia, ti fiorirà i concetti di sì vaghi colori ed illustri che tutto ne rimarrai serenato. Lo stesso va dicendo del malinconico e del dolore in cui ti oscurerà il

VII

volto, ti spegnerà lo sguardo e tutte ti affrangerà le forze e ti accascierà ogni vigore; come del gaudio e del tripudio ove spiegata la fronte, animati gli occhi, vibrate le membra ti infonderà così vivaci spiriti da governarti a sentimenti baldanzosi, a lusinghieri movimenti, e quasi ballonzolarti ad atti dilettevoli e carole che ella è propriamente una giocondità. Ma ricercasi mano maestra a pennelleggiare a dovere, a compartire opportuna i colori, a congegnare con senno le parti; nè a tutti è dato essere adorno di qualità così eccellenti. Se tu, o Lettore, senti valore in te e virtù da tanto, fa core; compisci e perfeziona ciò che io appena incominciai, e sta sicuro che non piccola ti verrà la lode per aver così ben meritato dell' onore della tua patria. Vivi felice.

THE LIFE

OF MILTON

WITH

CRITICISMS ON HIS WORKS
BY DR. JOHNSON

JOHN MILTON, the boast of his country, and the admiration of the world, was descended from an honourable family, which had long resided near Thame in Oxfordshire: but the estate annexed to it was forfeited in the perilous times of York and Lancaster. The grandfather of our poet, actuated by zeal disinherited the father of our poet because he renounced the doctrines of the church of Rome, to which his ancestors had been long and warmly attached. Thus deserted, he was reduced to the necessity of exerting his efforts for a support, and accordingly entered on the business of a scrivener, which he prosecuted with such success, as enabled him to retire with a competent fortune. He married a lady of Welsh extraction, by whom, with other children, he had issue, John the Poet.

John Milton, the subject of these memoirs, was born in the city of London, in the year 1608. His father must have been a literary character, as our author addresses him in one of his most elaborate Latin Poems; it was therefore natural for him to be solicitous about

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