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Crusca la credesse degna dei primi onori, se i volgarizzamenti, come le opere d'invenzione, coronati avesse ».

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Il Regis superò nello studio del greco quanti professori di eloquenza erano stati insino a quei dì nell' università torinese; ma nello scrivere latino, e principalmente in versi ebbe un valoroso competitore nel suo collega Gian Bernardo Vigo, professore di eloquenza latina, il quale ne' suoi poemetti latini sulla Sindone, sulla china, tartuffi, sulla canapa, sull'arte del filar la lana, sulla carta, e su altri argomenti diversi (2) acquistossi il nome di felicissimo poeta latino 3. E certamente per l'accuratezza dei concetti, per la locuzione poetica, e per la facile eleganza delle descrizioni non è punto inferiore al Vida, ed agli altri che trattarono di consimili materie. Ma egli avrebbe forse levato maggior grido di sè, ove dotato di più feconda immaginativa, avesse saputo spargere una più grata varietà ne' suoi carmi, coll' innestarvi principalmente maggior numero di episodi (4).

(1) Nacque in Corio, villaggio del Canavese, addì 12 di marzo 1719. Fu nel 1778 nominato professore di eloquenza italiana e di lingua greca, e due anni dopo promosso alla cattedra di eloquenza latina. Morì il 21 di gennaio 1805. V. SALUZZO Cesare, Notizie intorno alla vita di Gian Bernardo Vigo. Torino, Galletti, 1812, di pag. vil. Memorie della accademia delle sciense, vol. xxI, pag. 3. - TIPALDO, Biograf. cit.

(2) De Sindone taurinensi carmen. Taurini, 1768. - Cortex peruvianus. Ibid., 1773. - Tubera terrae. Ibid., 1774. - Cannabis. Ibid., 1777. Ad Victorium Emmanuelem Miscellanea. Ibid., 1786. - Marmora taurinensia. Ibid., 1792. - Lanificium et lanificii curatio. Ibid., 1795. Charta eiusque conficiendae ratio. Ibid., 1796. Aesthereis, libri 11. Ibid., 1797.

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(3) Effemer. letter. di Roma, 12 marzo 1774, an. xI, p. 85. Le stesse, 21 febbraio 1778, vol. vil, n. 8, p. 62. - LASTRI, Bibl. georg. - LOMBARDI, op. cit., tom. nl, lib. I, p. 449.

(4) VALLAURI, Stor. della poes. in Piem., 11, 55 e seg.

Già da qualche tempo cominciavasi a sentire il romoreggiare che faceva oltre alpe il turbine, che a memoria de' padri nostri sconvolse tanta parte di Europa. Già l'anno 1790 la publica tranquillità era stata grandemente turbata nella Savoia. E mentre gli affari della Francia pigliavano di giorno in giorno un aspetto più tristo, si diffuse anche in Piemonte lo spirito di vertigine, che aggirava principalmente gli animi de' giovani; e correndo il mese di giugno del 1791 scoppiò in Torino un gravissimo tumulto fra gli studenti. Essendo stato arrestato uno di essi per cagione di una rissa, si assembrarono in gran numero, e gridando alla violazione dei loro privilegi, e frammischiando alle grida le minacce, con modi sediziosi domandavano che fosse loro consegnato nelle mani il Sappa, assessore del vicariato, per cui ordine era seguito l'arresto del loro compagno. Fu allora biasimato assai il poco avvedimento del conte Graneri, ministro di stato, e del cavaliere di Salmor, governatore della città. Questi, in vece di imitare la prudenza del Bogino, che già in simile occorrenza aveva sconsigliato il Re Carlo Emmanuele dal far marciare i soldati contra l'università (), misero tosto in arme una gran parte del presidio, ordinando ai soldati di non usare alcuna violenza a danno di coloro, contra i quali erano condotti. Pessimo partito, il quale doveva necessariamente esporre gli armati al ludibrio ed agl'insulti di una esacerbata moltitudine di giovani inermi. Di fatto, accolti cogli urli e colle fischiate, dovettero poco stante ritirarsi, con detrimento della publica autorità,

la

(1) V. il capo VIII del presente Libro.

quale costretta a piegarsi alle voglie di quella imbaldanzita gioventù, le consegnò, qual vittima di espiazione, lo sventurato assessore. Narrasi, che in quella occasione un granatiere delle guardie, di gagliardi spiriti, appuntasse lo schioppo contra un chierico, che agli atti ed alle parole pareva farla da demagogo, e che impedito da un uffiziale di scaricarlo, rispondesse con piglio soldatesco : mi lasci almeno ammazzare quel Mirabeau!

Pochi giorni dopo questo tumulto (), o fossene cagione la mala soddisfazione del Re pel caso avvenuto, ovvero la mal ferma salute del Corte, fu incaricato il cardinale Costa di Arignano, arcivescovo di Torino (2), di fare provvisionalmente le veci del capo del magistrato della riforma. Fu questi uno dei più dotti e prudenti prelati, che possa vantare la Chiesa di Torino. Fornì di molti e savi consigli il Re nei difficili tempi dell'invasione francese; fu di guida al Denina quando scriveva la sua opera Delle Rivoluzioni d'Italia (3), e lasciò inedita una pregevolissima opera, in cui tesseva la storia dell'autorità episcopale (4).

(1) Addì 18 di giugno 1791. V. GALLI II, 80.

(2) Il cardinale Vittorio Maria Baldassarre Costa era figliuolo di un secondogenito della casa Costa della Trinità, e fratello del marchese di Montafia, che nel 1792 comandò lodevolmente qualche corpo del nostro esercito. Fu dapprima vescovo di Vercelli, donde fu trasportato all'arcivescovado di Torino dopo la morte di monsignor Lucerna Rorengo di Rorà (GALLI, I, append. parte I, 17). Mancò nel 1796.

(3) Colgo volentieri questa opportunità per ismentire l'opinione disseminatasi nel publico, che l'opera delle Rivoluzioni d'Italia fosse fattura dell'arcivescovo, anzichè del professore. Questa è una delle male arti, con cui i vili avversari del Denina non si stancarono di perseguitarlo, tanto che ei fu in Piemonte. - Erano nel Denina due grandi colpe egli aveva ingegno e amore per la fatica.

(4) Il titolo è Storia del vescovato. Gli eredi del dotto arcivescovo

Siccome poi il narrato tumulto aveva avuto origine dal non essere stato riconosciuto siccome studente quegli che fu arrestato, il Re secondando il desiderio palesatogli dagli stessi studenti, concedette loro un distintivo, che dimostrasse nel publico questa loro qualità. Ciò fu una medaglia di bronzo dorato da portarsi appesa all'occhiello dell' abito con un cordoncino di seta di colore diverso, secondo la diversa facoltà, a cui appartenevano . Ma le scene di orrore, che di giorno in giorno si rinnovavano nella vicina Francia, non potevano a meno di distornare dai pacifici studi le agitate menti dei Piemontesi. Già in mezzo ai tumulti, alle rapine ed alle stragi era giunto l'anno 1792, in cui la Francia dopo aver tentato in vano il Re di Sardegna, gli dichiarò la guerra. Vittorio Amedeo vedendosi il fuoco propinquo, anzi già assalita la Savoia da un corpo di quindicimila Francesi, capitanati dal generale Monstequiou, invaso il territorio. nicese dalle genti del generale D'Anselme; e volendo provvedere, per quanto era possibile, all'interna tranquillità del regno, ordinò il 2 di novembre dell'anno predetto, che fosse sospeso l'insegnamento nell'università.

Così incominciarono i Piemontesi a gustare i frutti delle smoderatezze, che avvenivano al di là dei monti. Ma non reggendo l'animo al Costa, che per difetto di studi la nazione imbarberisse in mezzo agli orrori delle armi, chiese ed ottenne dal Re (2), che si stampassero i trattati

farebbono cosa utile all'universale ed onorevole al Piemonte, non che all'autore, publicandola colle stampe.

(1) Con R. biglietto dei 7 di ottobre 1791. V. il Manifesto del magistrato della riforma in data dei 3 di novembre 1791.

(2) R. biglietto dei 25 di ottobre 1793. Arch. della R. Univ.

dei professori, perchè i giovani li potessero studiare privatamente. E fin dal 1793 si publicarono le istituzioni teologiche di Pietro Regis (), i commentari di Pier Antonio Ghio (2), di Giuseppe Bruno (3) e del Cavalli, dottore del collegio di teologia. Ai quali tennero dietro le lezioni filosofiche (4) di Giuseppe Pavesio, le fisiche (") e le matematiche del Vassalli (8) e dell'Eandi (9).

Mentre ardeva la guerra con gravissimo danno delle terre subalpine, il Re affidava la carica di capo del magistrato della riforma al conte Chiaffredo Antonio Peiretti (10),

(1) Institutiones theologicae ad Subalpinos. Taurini, ex typ. reg. 1793, vol. iv, in-8."

(2) Il Ghio da Dronero fu nominato professore di teologia morale il 18 di settembre 1781.

(3) Nominato professore di teologia dogmatica il 4 di luglio 1786. (1) Elementa logices ad Subalpinos. Taurini, ex typ. reg., 1793, in-8.o. - Elementa metaphysices ad Subalpinos. Ibid., 1794, in-8.° Elementa philosophiae moralis ad Subalpinos. Ibid., 1795, in-8.o

(5) Fu nominato professore sostituito di filosofia morale il 1.o di gennaio del 1788; professore effettivo il 1.° di settembre 1795. - Nato in Montalto presso Chieri nel 1757, morì nella verde età di anni 43 nel 1800. Egli era uno degl'illustri collaboratori della bibl. oltramontana. V. TIPALDO, Biogr. cit.

(6) Physices experimentalis elementa ad Subalp. Taurini, ex typ. regia, 1793, due vol. in-8.°

(7) Arithmetices et geometrice elementa ad Subalpinos. Ibid., 1795,

in-8.°

(8) Fu nominato professore sostituito di fisica il 3 di agosto 1792, e professore effettivo il 21 di aprile 1795.

(9) Fu nominato professore di geometria addì 8 di giugno 1781. (10) Chiaffredo Antonio Peiretti, poi conte di Condove, era nato in Saluzzo. Fu dottore del collegio di legge, quindi per patenti del 24 di maggio 1749 sostituito dell'avvocato generale; poi senatore, e per patenti del 12 di giugno 1763 (GALLI, I, 508, 510) avvocato generale. Nel 1768 fu creato secondo presidente del senato; nel 1778 primo presidente, e nel 1789 ministro di stato (GALLI, I, 292 e seg.). Morì nel 1795. Ebbe fama d'uomo colto, di profondo conoscitore delle leggi; e

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