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Pronetto che scriveva de re militari e di cose minerali, un Pietro Cristino compositore della sacra historia, Manfredo Goveanocompositore delle leggi, e Giovanni Vaudo compositore delle storie di Venezia, di Spagna e di Scozia (2). Di questa biblioteca fecero onorata menzione il Campeggio nella dedicatoria premessa alle rime di Faustino Tasso (3), il Pingone (), il Tonso ); e Aquilino Coppini, professore di eloquenza in Pavia ce ne tramandò una breve descrizione in due sue lettere scritte da Torino l'anno 1609 (6). Quindi impariamo, come questa fosse di cento novanta passi di lunghezza, adorna di forbiti scaffali, splendenti d'oro e ripieni di preziosissimi libri, di testi a penna, e di molti strumenti matematici. Ivi, scrive il Coppini, sono i ritratti degli eroi e delle eroine della casa di Savoia; sorgono sopra aurate basi innumerevoli statue di marmo, rappresentanti gli uomini più famosi dell'antichità; e dopo aver lodato a cielo la ricchezza, l'ordine e la magnificenza di questo luogo, conchiude dicendo, che nessuna biblioteca del mondo merita di essere paragonata con questa, e che gli stranieri, i quali giungono in Torino dalle vicine o dalle rimote. contrade, tengono in conto di singolar favore la facoltà. di visitarla (7).

(1) Era figlio di Antonio, celebre professore di leggi.

(2) Altri dodici erano addetti a questa biblioteca, come ricavasi dal conto del tesoriere di detto Teatro, che si conserva nei R. Archivi camerali col titolo di Conto del Teatro di S. A.- V. CIBRARIO, loc. cit. (3) Stampate nel 1571.

(4) Aug. Taurin. p. 88, 131, 132.

(5) Vita Emman. Philiberti, cit.

(6) Di queste lettere leggonsi due brani nel TIRABOSCHI, Storia della letter. ital. vol. vil, P. I, p. 232 e seg.

Admirabili prorsus est structura, ut vel ausim affirmare,

Questi sono i maravigliosi concetti, con cui quella mente sovrana di Emmanuele Filiberto studiavasi di ristorare i danni sostenuti da questa nostra patria nelle passate guerre, di ornarla di scienze e di lettere, e di avviarla ai nobili destini, a cui pare chiamata dai cieli oltre ogni altra contrada d'Italia.

nullum eiusmodi aedificium in toto orbe cum hoc esse conferendum.... Quicumque Taurinum veniunt ex finitimis remotisque provinciis magnum se beneficium accipere arbitrantur, si videndi huiusce loci facultatem impetrent ». AQUIL. COPPIN. Epist. lib. I, p. 11, edit. Mediolani, 1613.

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CAPO II.

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Costituzione dei riformatori dello studio di Torino. Istruzione da osservarsi dai medesimi. Nazioni diverse degli studenti. Nominazioni dei professori a tempo determinato. Egregi stipendi loro assegnati. Numero dei professori l'anno 1571. Multe stabilite contro di loro.- Collegi dei dottori.- Intimazione di statuto ai dottori collegiati non residenti. Proibizione ai sudditi di Savoia di studiare fuori degli stati di S. A. Ruolo dei lettori del 1573. - Lucillo Filalteo. Morte dell' Argentero.

Fin dai tempi di Amedeo VIII erano stati nominati tre riformatori, i quali insieme col Capitano dell' alto Piemonte presiedevano al governo dell'università. Volendo ora il Duca con nuovi ordinamenti provvedere al migliore andamento degli studi, nel mese di aprile del 1571 (1) ne affidò la direzione ad un magistrato composto di nove riformatori, che furono Gerolamo Della Rovere arcivescovo di Torino, Gian Tommaso Langosco conte di Stroppiana, gran cancelliere della corona, Cassiano Dal Pozzo primo presidente del senato di Torino (2, Ottaviano D'Osasco secondo presidente del medesimo senato 3, Filiberto Pingon barone di Cussì, referendario, Marc'Antonio Capra protomedico, Luigi Molines di Rochefort, Gian Francesco Nucetto e Gian Antonio Bellacomba dottori

(1) V. le lettere patenti di constitutione dei riformatori dell'università e studio di Torino, del mese di aprile 1571. R. Arch. di corte, mazzo I, n. 7. - Si leggono stampate nelle Cariche del Piemonte del GALLI, vol. II, P. 16.

(2) Morì nel 1578.

(3) Morì gran cancelliere il 28 di agosto 1580.

(4) Questi era figliuolo di Rafaele, stato anch'esso riformatore. Fu poi senatore in Torino, e stampò: Additiones ad communes doctorum opiniones. Taurini, 1545. Additiones ad comment. Iasonis. Taurini,

e consiglieri della città di Torino. Fu lodatissima la scelta di questi riformatori non tanto per essere la più parte rivestiti di eminenti dignità, quanto per le auree doti dell' animo loro, e perchè erano tutti personaggi veramente dottissimi. Nel che però meritano oltre gli altri una lode singolare il Della Rovere ed il Pingone. Imperciocchè il primo già celebrato pel suo raro ingegno fin dalla tenera età di anni nove, diè poscia tali prove della sua dottrina, che meritossi da Sisto V gli onori della porpora romana (9). Al secondo poi veniva allora attribuito il nome di egregio storico (2) per avere illustrato con molte opere tanto la storia della città di Torino, quanto quella della Reale famiglia che ci governa (3).

In queste nominazioni il Duca diede apertamente a conoscere quanto fosse lontano dalla opinione di coloro, i quali avvisano, che gli uomini dotti e ornati di lettere sieno poco atti a travagliarsi nei publici uffizi. La qual sentenza quanto sia falsa, non credo che mi occorrano molti argomenti a dimostrarlo. Imperciocchè se la dottrina è luce che rischiara, non veggo ragione, per cui abbiasi a bandire dall' amministrazione delle publiche

1592. Consilia varia. Trovo nei ricordi di que' tempi, che questo Gian Antonio Bellacomba incorse nell'odio di alcuni Torinesi, perchè a' suoi consigli si attribuiva la soppressione del monastero di s. Pietro, che avevano le Benedittine in Torino.

(1) VALLAURI, Storia della poesia in Piemonte, vol. I, P. iv, p. e seg.

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(2) Ho detto che il Pingone era allora giudicato egregio storico, perchè in processo di tempo fu riconosciuto scrittore senza critica, e talvolta di mala fede. V. su questo proposito i̟ Discorsi mss. di PAOLO CARENA.

(3) Intorno al Pingone vedine la vita scritta da lui medesimo, e publicata con note da Saverio Nasi in Torino l'anno 1779.

faccende; quando però non si voglia credere, che l'operare a caso giovi a indirizzare a buon fine gli affari più importanti. Che se questa credenza è assurda quando si tratta del governare le cose publiche in generale; tale è da dirsi assai più, ove si parli del reggimento degli studi, e del provvedere alla coltura della nazione. A questa coltura appunto fu provveduto saggiamente da Emmanuele Filiberto non solo colla creazione dei predetti riformatori; ma ancora colle istruzioni, che volle fossero dai medesimi osservate . Diè loro il carico di vegliare sulla disciplina interna ed esterna dell'università; di radunarsi ogni anno in principio del mese di agosto per provvedere a tutte le occorrenze dello studio; di fissare le ore per le lezioni (2), di definire il numero delle nazioni degli studenti, di fissarne l'ordine, le preminenze, e di decidere delle loro questioni. E qui prima che io venga a parlare delle altre facoltà concedute in queste istruzioni ai riformatori, sarà conveniente il raccontare per qual ragione gli scolari fossero stati divisi in nazioni, quali esse fossero e quante nello studio generale di Torino.

A que' tempi, in cui le università degli studi erano assai più rare che ora non sono, e vi accorrevano i giovani da diverse e lontane contrade, per ovviare ai disordini che facilmente potevano sorgere dalla mescolanza di molte estranie persone, diverse di lingua, di costumi,

(1) R. Archivi di corte, Univ. mazzo 1, n. 7.

(2) Queste erano varie secondo i tempi. Dal principio dello studio sino ai 4 di marzo si conservava la stessa ora; quindi mutavasi dai 4 di marzo fino a pasqua; e nuovamente dopo le vacanze di pasqua sino al fine dell'anno scolastico.

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