Images de page
PDF
ePub

Una tanta sventura della città di Mondovì fu di lì a qualche tempo lamentata dal monregalese Biagino Ghiglioccio in alcune sue stanze, stampate coi tipi del Torrentino. Siccome però la sentenza senatoria dichiarava espressamente di non derogare nel resto al privilegio ultimamente concesso alla città del Monteregale, così restando vietate le publiche letture, durarono però i collegi di giurisprudenza, di medicina e di teologia, che si erano istituiti in virtù del diploma ducale del 1560, e delle bolle pontificie di Pio IV e Pio V. Questi collegi continuarono a conferire la laurea agli studenti, che udivano le lezioni private di alcuni dottori; e ciò tanto più legittimamente, quanto che un tale privilegio fu poscia confermato da un rescritto della Duchessa Maria Giovanna Battista dei 15 di febbraio 1676, come diremo a suo luogo, e come ne fanno fede i registri delle lauree, che si conservano nell'archivio del capitolo di Mondovì.

Questo fine ebbe l'università monregalese, dalla quale vuolsi in parte riconoscere il singolare amore per gli studi, conservatosi lungamente negli abitanti della città di Mondovì e dei vicini villaggi, non che lo splendore letterario a cui quella contrada sollevossi ne' tempi andati,

vada a Mondovì e intimi ai lettori di venire a Torino per dar principio al studio et continuar secondo che dalli reformatori gli sarà stabilito incominciando leger alli tre di novembre proximo per quest'anno attesa la tardità della sententia. - VERNAZZA, Compendio della storia dei vescovi di Mondovi, p. 40. - Bibl. oltramont. an. 1789, settembre ed ottobre, vol. x, p. 61. - GRASSI, Dissert. cit. p. 71.

(1) « Lamento della magnifica et honorata città del Monteregale per il perduto studio, nuovamente composto per Biagino Ghiglioccio del medemo luogho ». Nel Monteregale, 1567, in 8o picc. di pag. 77. - V. VALLAURI, Stor. della poes. in Piem. vol. I, p. 299.

186

[ocr errors]

LIBRO PRIMO CAPO XII L'UNIVERSITÀ DI MONDOVÌ, ECC. oltre ogni altro paese di questa estrema parte, d'Italia. Sarà poi vanto universale dei Piemontesi il poter dire, che questo studio nel corso di soli sei anni che durò nel suo pieno vigore, potè contare fra i suoi lettori parecchi dei più riputati uomini del secolo xvI. E questo secolo a torto vituperato da alcuni miseri retori, i quali col disprezzo degli antichi si sforzano di velare la loro ignoranza; questo secolo, dico, è pur una delle principali glorie nostre. Imperciocchè se produsse i migliori scrittori italiani nel Machiavelli, nel Guicciardini, nell'Ariosto e nel Tasso; i più valorosi artisti.in Michelangelo, in Raffaello, nel Tiziano e nel Correggio; produsse al Piemonte un Emmanuele Filiberto, terrore de' suoi nimici, ristoratore delle scienze, delle lettere e delle arti, e vero salvatore della Monarchia Sabauda e della independenza nazionale.

LIBRO SECONDO.

DALLA RISTORAZIONE DELLO STUDIO DI TORINO

AVVENUTA L'ANNO 1566 FINO A QUELLA DEL 1720.

CAPO I.

Infelice condizione del Piemonte al ritorno di Emmanuele Filiberto. I lettori dello studio monregalese sono trasferiti a Torino. Convenzione tra il duca e la città di Torino. - Altri novelli professori. L'Ancina. Il Rendio. Il Cuiaccio. La cattedra di eloquenza soppressa nell'università ed affidata ai PP. della Compagnia di Gesù. Guido Pancirolo. Accademia papinianea. Ruolo dei professori del 1570. - Libreria fondata da Emmanuele Filiberto.

[ocr errors]

Dopo l'immortale vittoria riportata nei campi di San Quintino il Duca Emmanuele Filiberto riebbe lo stato degli avi suoi afflitto da una lunga guerra, povero, lacerato dalle fazioni e minacciato dalla eresia de' calvinisti, la quale già dal Delfinato e dal Genevese era penetrata in Italia. A questo aggiungevasi, che il Piemonte sfornito allora d'armi e di munizioni d'ogni maniera, al primo impeto delle genti imperiali o francesi sarebbe ricaduto nella signoria degli stranieri. Posto a queste dure strette Emmanuele Filiberto ebbe modo di far conoscere l'ampiezza della sua mente e l'affetto che portava a' suoi popoli, i quali in tempi aspri e difficili aveano serbato fede agli antichi loro signori (). E voltosi

(1) È celebre ne' fasti piemontesi la fortezza d'animo, con cui i sindaci di Torino, rimettendo l'anno 1536 le chiavi della città al generale francese Chabot, protestarono la loro fedeltà al Duca.

a sicurare la monarchia dalle esterne aggressioni, fe'sorgere la cittadella di Torino ("), fortificò alcune altre città, e istituì una milizia paesana di quindici mila uomini (1). Provvide alla retta amministrazione della giustizia, promosse la coltivazione delle campagne, e fomentò le industrie, allettando con larghe provvisioni a recarsi in Piemonte quanti avean grido d'uomini valorosi in ogni professione di arti e mestieri (3). Ma in nessuna cosa pare che Emmanuele Filiberto siasi adoperato con maggior calore, che nel rialzare i buoni studi caduti in basso durante la dominazione francese, in mezzo ai trambusti di una guerra durata oltre a ventiquattro anni.

Già ho raccontato, come essendo egli tuttavia in Brusselles l'anno 1559 fondasse in Nizza di mare un collegio di scienze legali, e come l'anno di poi aprisse in Mondovì uno studio generale, che nel corso di pochi anni salì a tanta rinomanza, da gareggiare colle più illustri università d'Italia. Quando poi ebbe ricuperato la città di Torino, Emmanuele Filiberto rivolse ogni suo pensiero a riordinare gli studi nella capitale. La lite sorta per cagione della università tra quei di Torino e di Mondovì, impedì per qualche tempo che i suoi disegni avessero il loro pieno effetto. Ma essendosi finalmente pronunziata dal senato la sentenza in favore dei Torinesi il 23 di ottobre del 1566, s'intimò ai lettori di Mondovì di recarsi alla capitale per incominciare il 3 del prossimo

(1) L'anno 1565 sul disegno dell'architetto Orazio Paciotto.

(2) DE SALUCES, Histoire militaire du Piémont, tom. I, chap. viil, p. 153 et suiv.

(3) V. TONSI, Vita Emmanuelis Philiberti, Augustae Taurinorum, 1596. - ORSINI, Elogio storico di Emanuel Filiberto Duca di Savoia. Vercelli, 1789, in 4°.

novembre le scuole (. La città di Torino lieta dell'ottenuta vittoria, prestò all'università tutto il suo favore. Fe' trasportare a suo costo da Mondovì i bagagli dei lettori (2); spese più migliaia di fiorini per ristorare ed ampliare la casa dello studio (3); cedette al Duca per dodici anni l'usufrutto delle gabelle delle carni e del vino, e di più si obbligò a pagare ogni anno mille scudi. E dal suo canto Emmanuele Filiberto promise di conservare e mantenere in perpetuo lo studio generale nella città di Torino; di pagare i rettori, i lettori e tutti gli uffiziali dell'università, e di scegliere fra i cittadini di Torino due riformatori, il tesoriere ed i professori semprecchè vi si trovassero uomini sufficienti (4).

Ai lettori, che da Mondovì passarono allo studio torinese, s'aggiunsero per la giurisprudenza Giacomo Cuiaccio, Giuseppe Moniardo da Vercelli e il genovese Giovanni Cossio (6); per la medicina Antonio Lobetto da

(1) Bibl. oltram. vol. x, p. 66.

(2) V. nell'Arch. civ. di Torino, categ. Iv, mazzo 1, n. 18 (anno 1566, 10 novembre) la ricevuta di scudi 25 d'oro d'Italia pagati dal signor Giov. Ant. Parvopassu sindaco di Torino a Giambatista Robini, agente del signor Pomponio Terzago, per la provvista di 25 mulattieri mandati al Mondovì per la condotta delle robe dei lettori venuti dal Mondovì a Torino; e nota dell'importare della spesa dei muli stati destinati ad un tal uso durante giorni sei.

(3) V. nell'Arch. civ. di Torino, categ. Iv, mazzo 1, n. 18, parecchie quitanze del mastro muratore Vignolia e del fabbro lignaro Båttista Gina a favore della città di Torino pel pagamento delle spese fatte per la fabbrica e ristaurazione delle scuole di detta città, ann. 1570, 1571, 1572.

(4) Contratto tra Sua Altezza e la città di Torino del 30 aprile 1567. Arch. civ. di Torino, categ. I, mazzo 5, n. 14.

(5) Fu poi avv. fisc. gen. ; stampò - In Rubr. cod. Iustin. - Descriptio festorum ludorumque antiquorum. Venetiis, 1571.

(6) Lesse prima il dritto civile, quindi ragion canonica. V. ANAST. GERMON., de Acad. Taurin. p. 4.

« PrécédentContinuer »